Dai grattacieli ai maiali, con le mozzarelle da regalare al capo della polizia di Tirana il sodalizio guidato dall’imprenditore Antonio Gallo era pronto a conquistare l’Albania. Il paese sull’altra sponda dell’Adriatico sarebbe come la «Calabria degli anni 60... c’è da fare tutto... ferrovie...». Gallo dopo essere stato lambito dall’operazione della Dda di Catanzaro “Borderland” inizia a pensare di avviare un’attività imprenditoriale in Albania. Nel progetto inserisce l’allora consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto e suo figlio Saverio assessore del Comune di Simeri Crichi. A mettere il capitale ci avrebbe pensato il “principino” che però aveva l’urgenza di qualcuno che controllasse l’attività investigativa in corso su di lui. I Brutto si presentano con l’uomo giusto: il maresciallo della Guardia di Finanza Ercole D’Alessandro. L’ufficiale delle fiamme gialle inoltre sostiene anche di trovare “entrature” presso enti e ministeri esteri, per garantire il buon fine dell’iniziativa imprenditoriale. Per tale ruolo il militare sarebbe stato retribuito con 30-40.000 euro annuali in “nero”, che il sottufficiale si sarebbe visto recapitare tramite la quota societaria assunta dal figlio Luciano D’Alessandro. Con l’aggiunta di un socio albanese, il gruppo parte alla conquista del paese delle aquile.
Ercole D’Alessandro, finanziere in pensione, che, secondo quanto emerso, gestiva un flusso enorme che va dagli accessi alle banche dati alle notizie confidenziali.
Nelle intercettazioni confluite nei faldoni del procedimento l’ex sottufficiale ricorda i propri trascorsi: dal lavoro con Nicola Gratteri, il capo della Procura che ne ha chiesto l’arresto, al periodo in cui dice di avere lavorato con il giudice Giovanni Falcone, fino all’approdo a Isola Capo Rizzuto. D’Alessandro, spiegano in pm antimafia, “ha intessuto una importante rete relazionale anche con persone di primo piano: magistrati, vertici apicali delle forze di polizia”; ha ricoperto un ruolo nel pool “impegnato in significative operazioni antidroga che hanno interessato la Calabria, altre porzioni del territorio dello Stato e paesi esteri”. Si è guadagnato una fiducia “basata sulla indubbia rilevanza delle operazioni compiute dal Goa di Catanzaro” quando ne faceva parte. Una volta pensionato D’Alessandro non si sarebbe rassegnato continuando a cercare rapporti confidenziali con i suoi ex interlocutori istituzionali e millantando addirittura la possibilità, falsa, di diventare consulente della Procura. Dalle carte della Dda emerge, poi, la disinvoltura con la quale D’Alessandro discute con l’imprenditore Antonio Gallo – elemento centrale delle carte dell’inchiesta che ha .......
portato alle dimissioni del segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa e all’arresto dell’assessore della Regione Calabria Franco Talarico – delle indagini che lo riguardano nel contesto dell’iniziativa imprenditoriale da avviare assieme in Albania.Fonte: gazzettadelsud.it / catanzaroinforma.it
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