Dovrà scontare una condanna a 16 anni di carcere Vincenzo Aloi, 27enne di Guardavalle, arrestato ieri dai Carabinieri della Compagnia di Soverato che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale.
Il provvedimento arriva dopo la condanna emessa a carico del giovane lo scorso 23 aprile dal Gup del capoluogo, al termine del giudizio abbreviato scaturito dall’indagine convenzionalmente denominata “Last Generation” che, nel giugno 2019, aveva portato al fermo di 26 indagati eseguito dai Carabinieri Il 27enne è accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, quale promotore e organizzatore. A suo carico anche varie ipotesi di cessione di ingenti quantitativi di stupefacenti.
A seguire i dettagli dell'operazione del giugno 2019
Appena 25enne e già a capo di un’organizzazione capace di rifornire di droga l’area del soveratese ma anche piazze di spaccio più competitive, come quelle del milanese e maceratese.
Al vertice del gruppo, da “leader” - come l’hanno definito gli investigatori - vi sarebbe stato il giovane Vincenzo Aloi: non un nome “qualsiasi” considerato che è il nipote di Vincenzo Gallace, ritenuto il boss dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Guardavalle. Ma tra i coinvolti nel “giro”, 24 in tutto, di giovani ne figurano ben più d’uno, per la metà quasi tutti sono infatti sotto i 30 anni. Dunque una nuova generazione, “emergenze”, non a caso gli inquirenti hanno voluto chiamare l’operazione di stamani proprio “Last generation” Il blitz è partito nella notte quando i carabinieri di Soverato (che hanno svolto le indagini) insieme ai colleghi di Guardavalle, Davoli, Soverato, Satriano, Cardinale e Gasperina, hanno eseguito i 24 fermi ordinati dalla Dda nella provincia catanzarese, reggina e milanese. L’indagine è iniziata dopo il ritrovamento - nel marzo del 2017 e alla periferia di Soverato - di un bidone che conteneva un notevole quantitativo di stupefacente. Da qui gli investigatori sono partiti arrivando a documentare la gestione organizzata dello spaccio (di cocaina, hashish e marijuana) da parte del gruppo, la cui base operativa era nel soveratese ma che aveva proiezioni anche in altre realtà nazionali ed estere. Nel corso delle indagini, sono state arrestate in flagranza altre sette persone, sequestrando oltre 2 chilogrammi di droga di vario genere e anche un’arma clandestina con le relative munizioni. Inoltre, sono state registrate transazioni economiche sui presunti traffici illeciti per oltre mezzo milione di euro, da cui ne è scaturita l’emissione di un decreto di sequestro preventivo per pari importo che ha colpito un esercizio commerciale, un capannone industriale, una barca, un appartamento, quattro autovetture, sedici conti correnti e depositi postali. Stamani, infine, al termine delle perquisizioni domiciliari eseguite dai militari sono stati arrestati sempre in flagranza due degli indagati trovati con cocaina, marijuana e hashish e oltre 10 mila euro in contanti. La Dda contesta a tutti i fermati e a vario titolo i reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, dall’ingente quantitativo e dall’aver indotto a commettere il reato dei minorenni, di detenzione ai fini di spaccio, di porto illegale di armi, favoreggiamento, furto aggravato ed altro.
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